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      In fatti siccome già accennai al paragrafo terzo, a misura che presso una nazione si accresce generalmente la quantità del denaro ogni cittadino dilata la sfera dei suoi bisogni: comincia egli a pensare a nuovi comodi a misura che si accresce la possibilità di soddisfarli. Quanto più cresce nelle mani di ognuno la quantità della merce universale, tanto più naturalmente crescono le compre che ha voglia di fare, onde per ogni compra conviene che si divida la merce universale e a tutte basti. Ecco per qual modo accade che accrescendosi la total quantità del denaro, qualora ciò si faccia gradatamente, e ripartitamente fu molti, ciò non ostante i prezzi delle cose non s'accrescano, o proporzionatamente non s'accrescano, nè il pregio del denaro diminuisca, poichè crescendo lo stimolo di far uso di più merci particolari a proporzione che la merce universale s'accresce, proporzionatamente si accresceranno le offerte di ciascuna merce particolare.
      Ho detto che accrescendosi le compre tendono proporzionatamente ad accrescersi i venditori e i riproduttori in uno Stato, perchè quanto più compratori vi sono, tanto cresce l'utile d'essere venditore, e tanto più si moltiplicano i riproduttori quanto s'accrescono i venditori. Ma non potrebbe questa Teoria prendersi al rovescio, e chi dicesse quando in uno Stato s'accrescono i venditori debbonsi in questo accrescere i compratori direbbe delle parole che non contengono una idea esaminata. Accrescendosi i compratori s'accresce l'interesse di fare il venditore; ma accrescendosi i venditori non s'accresce del pari l'interesse di fare il compratore.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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