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      Quindi è, che laddove la proprietà delle terre sia ammassata in grandi porzioni, ivi l'agricoltura sicuramente sarà negletta; e per lo contrario in ogni paese che trovisi suddiviso in molti possessori, ivi l'agricoltura sarà attiva e industriosa, quand'anche fosse il terreno difficile e di poca fecondità.
      La legge Agraria de' Romani, l'anno giubilaico degi'Isdraeliti, varie Leggi di Licurgo, e d'altri antichi legislatori, avevano lo scopo d'impedire i grandi amassi e conservare la suddivisione de' fondi. Erano leggi dirette, utili al fine dì preservare la Repubblica dalla tirannia di un solo, ma funeste al fine d'industria. La perpetua uniformità esattamente osservata toglierebbe l'emulazione, e farebbe in guisa che nessuno avendo lo stimolo del bisogno, tutto languirebbe, e si accosterebbe la società allo stato isolato, e selvaggio; la consumazione avrebbe per oggetto le sole produzioni interne, e quest'annua riproduzione non eccederebbe il minimo limite degl'interni bisogni. Le leggi dirette possono allontanare i delitti, ma non mai animare l'industria.
      Nella troppa disuguaglianza delle fortune, egualmente che nella perfetta eguaglianza, l'annua riproduzione si restringe al puro necessario, e l'industria s'annienta, poichè il popolo cade nel letargo; sia ch'ei disperi una vita migliore, sia che non tema una vita peggiore.
      Una nazione che sia di mezzo a questi due estremi, cioè, dove nè la plebe sia fra gli stenti d'una squallida povertà, nè sia tolta la speranza d'ingrandire e migliorar di fortuna, quella è in istato di ricevere le più felici impressioni che la spingano al bene, e se a questo stato non è una nazione, converrà preliminarmente ridurvela.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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