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      La troppa abbondanza della merce universale non si misurerà dalla quantità nè assoluta, nè circolante di essa; ma bensì allora soltanto che il numero de' compratori avrà a fare con uno scarso numero di venditori, cioè quanto saranno in minor ragione i compratori ai venditori potrà dirsi che siavi questa nociva abbondanza. La natura fa che i venditori si moltiplicano a misura che i compratori crescono ha numero; se il numero de' compratori crescerà gradatamente, naturalmente i venditori si moltiplicheranno parimente dentro lo Stato: che se non gradatamente ma per scosse crescano i compratori interni, ovvero se la fisica o la politica vi pongano ostacoli allora crescendosi i compratori interni potranno accrescersi altrettanti venditori esteri. Da ciò ne segue che questa esuberanza di merce universale diverrà sensibile allora quando entri tutta in grossi sfoghi nello Stato, e non dia tempo gradatamente all'industria di accorrere e moltiplicare i venditori. Il denaro che insensibilmente si va accrescendo in uno Stato è come la rugiada che rinvigorisce e rianima tutta la vegetazione; egli è un torrente impetuoso che schianta, intorbida, insterilisce se entra nello Stato ammassato in tesori.
      Si è osservato fin dal principio che non potrebbe darsi un commercio vivo, e esteso se non si fosse inventata la merce universale, e che il commercio avesse dovuto consistere in permutazione di cose consumabili. Uno Stato adunque in cui scarseggi talmente la moneta, che ne manchi per l'interna circolazione dovrà accostarsi alla vita selvaggia, e restringendo i contratti al puro bisogno a misura che la merce universale è poco diffusa ne accaderà, che fra uomo e uomo la contrattazione si riduca e limiti al minor grado, e proporzionatamente si diminuirà la riproduzione annua, e la nazione povera, isolata, e languente ripiegherà verso gli antichi suoi principj, allontanandosi dallo stato della coltura.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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