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      In seguito a ciò ne viene che quella nazione, la quale pareggia le importazioni delle merci particolari colla merce universale anderà scapitando, ed in vece se pareggerà l'esportazione delle merci particolari coll'importazione della merce universale anderà acquistando. Col nome di Bilancio s'intende il paragone fra due quantità, cioè fra il total valore delle importazioni, e il total valore delle esportazioni, operazione che sarebbe sempre incerta e arbitraria qualora si scostasse dai semplici principj aritmetici. Nè può sperarsi giammai di bilanciare uno Stato colla esattezza medesima e col metodo che convengono ad una privata famiglia. Il bilancio d'una famiglia si fa paragonando quello ch'ella possedeva, scomputati i debiti, con quello che possede, scomputati pure i debiti; ma in uno Stato tutte le merci universali e particolari esistenti, e i debiti da pagarsi agli esteri ognun vede che non sono una quantità che l'arte umana possa calcolare. Precisamente parlando il bilancio del Commercio in questo senso non può farsi; ma col nome improprio di Bilancio del Commercio si cerca di scoprire questo fatto: se la nazione s'incammini al bene, ovvero al male; e si è creduto industriosamente di ritrovare la risposta a un tal quesito, confrontando le merci particolari introdotte colle merci particolari trasmesse, sicchè ridotta, sì una partita che l'altra al suo verisimile valore, la differenza che in fine risulta fra quelle due quantità si considera come la quantità del denaro che debbe essersi accresciuto, e diminuito nello Stato.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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