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      Oltre di ciò, ristagna una parte sensibile di denaro frattanto, perchè il fittuario appoco appoco ammassa la somma da pagare, e così si sottrae una porzione della merce universale alla circolazione. Che se il padrone del fondo sarà pagato con tanti sacchi di grano, botti di vino, ec. non vi saranno questi inconvenienti. Riflettasi pure che l'eccesso dell'annuale riproduzione sulla consumazione interna sarà sempre più facilmente trasportato agli esteri, quanto meno voluminosa sarà la derrata, e meno corruttibile; dal che si vede quali altre regole di agricoltura si possono aggiungere.
      Ma quando io dico che questi oggetti son degni dell'attenzione del legislatore, e che un genere merita d'essere più promosso, e un altro più ristretto, non intendo dire perciò, che io creda mai bene l'obbligare i proprietarj con leggi dirette o penali ad abbandonare, o scegliere una coltura più che un'altra; nè qualora io accenno i mali che produce una irrigazione troppo estesa suggerisco perciò di obbligare ad altro genere di coltura quei terreni che più non ne sono suscettibili, o proscrivo perciò ogni uso di prati, o escludo questo genere dalla economia rurale. Dico che questo genere di coltura non è mai preferibile alla coltura de' grani; ma dico nel tempo stesso che le leggi coercitive non possono mai produrre verun buon effetto, perchè limitando esse il dritto di proprietà per entro a troppo angusti confini tendono a intimidire gli uomini, a scoraggire l'industria, e diminuire la ricerca dei campi, e a portare la freddezza in ogni parte, dove anzi conviene lasciare vegetare la vita, e schiudersi l'attività. Si otterrà stabilmente e con placiti mezzi che nello Stato si stenda più la coltura che più accresce la riproduzione, qualora indirettamente il Legislatore inviti la coltura più utile, o aggravando meno di tributo quelle terre sulle quali si esercita, ovvero lasciando più svincolata la contrattazione delle derrate provenienti dalla coltura più utile, ovvero sollevando nelle gabelle all'uscita e circolazione quelle derrate, e invece aggravandone le prodotte dalla meno utile coltura.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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