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      Se il tributo sarà sulle merci, e sulle manifatture, i mercanti e gli artigiani cercheranno di risarcirsene, vendendone a più caro prezzo le loro manifatture, e così ripartire su i loro consumatori proporzionatamente il tributo. Se il tributo verrà imposto immediatamente sul minuto popolo che niente possede, e che locando unicamente se stesso, vive d'un giornaliero salario, il minuto popolo necessariamente esigerà salario maggiore, e così il tributo ha sempre una forza espansiva per cui tende a livellarsi sulla sfera più vasta che si può. Riguardato da questo canto solo parrebbe indifferente ch'ei cadesse più su di una classe di uomini che su di un'altra.
      Ho detto: che il tributo si distribuisce, e si conguaglia naturalmente sulle consumazioni di ciascuno. Per rendere quest'idea, più chiara immaginiamoci un forastiero domiciliato da noi, il quale abbia tre mila scudi d'entrata che gli vengono dalle terre che possede nella sua patria. Suppongasi ch'egli spenda ogni anno per il proprio mantenimento tutta l'entrata. Egli deve pagare sopra le consumazioni che fa, sì immediatamente per la sua persona, quanto mediatamente per le persone de' suoi domestici, il tributo del nostro paese; e se i tributi da noi ascendessero al diecisette per cento del valor capitale, dico che il forastiere avrebbe contribuito cinquecento scudi delle sue terre nel carico nostro nazionale. Quando i tributi sono imposti sull'ingresso delle merci in città sulla vendita de' generi di prima consumazione, sulle case, sulle arti e mestieri, come lo sono attualmente quasi dappertutto, ella è cosa assai ovvia d'intendere, come il forastiere a misura della sua consumazione forza è che contribuisca.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308