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      In questo intervallo di tempo fra l'impulso dato dal legislatore e l'equilibrio, quel ceto d'uomini anticipatamente caricato del tributo soffre un peso maggiore delle ordinarie sue forze; quanto più sarà debole e povera la classe a preferenza caricata, tanto più sarà da temere lo scoraggimento dell'industria, o l'evasione degli abitanti. Il primo canone dunque per dirigere il tributo sarà: non piombar mai immediatamente sulla classe de' poveri.
      Si è pensato che ogni tributo termini finalmente in una capitazione, e fu questo principio si è immaginato che la forma più semplice sia tassare egualmente ogni abitante. Il ragionamento che si fa si è questo. Ogni uomo a misura che è facoltoso gode delle manifatture e dei servigj di un maggior numero di poveri Cittadini, ai quali forza è che paghi non solamente il vitto corrispondente al tempo che impiegarono per lui, ma altresì il tributo proporzionato a questo tempo medesimo che da essi si è dovuto pagare. In conseguenza di ciò la capitazione si conguaglia da se medesima, e al termine di ogni anno avrà pagato maggior tributo ogni uomo in ragione degli agj maggiori che ha goduto, e il popolo che non possede sarà stato intieramente indennizzato. Ma questo discorso ha contro di se il tempo del conguaglio, cioè lo spazio in cui debbe il povero far la guerra al ricco. Aggiungasi a tutto ciò la ostilità che seco porta un simile tributo, e la odiosa servitù a cui degrada l'uomo; poichè quando il tributo abbia per base o i fondi stabili, o le merci di un cittadino, il tributo è un'azione che cade sulla cosa, e non sulla persona; laonde la pena di non aver pagato il tributo sarà la perdita, tutto al più, del fondo o della merce: Ma quando il tributo cade sulla persona, l'uomo medesimo, la sua libertà, la sua esistenza personale vengono ipotecate per il tributo, e la povertà e l'impotenza vengono offese e oppresse da quelle leggi medesime che dovrebbero pure esser fatte per sollevarle e difenderle.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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