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      Da ciò ne nasce che i più poveri e bisognosi mancando sempre di un capitale per provvedersi ad un tratto della consumazione di qualche settimana, debbono colle piccole compre di ogni giorno pagare talvolta la merce perfino il doppio di quello che la pagano i più facoltosi. Ognuno facilmente sentirà quanto poco sia umana e giusta una sì fatta maniera di distribuire il carico, e che tutti questi pesi, di primo slancio imposti a quella parte di uomini che non possede, tendono a scoraggiare l'industria, e desolare la parte più operosa della nazione, e conseguentemente essere tributi, che sarà sempre possibile ripartire altrimenti con utile della nazione.
      Ho detto di sopra che il secondo vizio nella ripartizione del tributo si è quando nella percezione di esso vi sia abuso. Sarà un abuso nella percezione del tributo se nella classe degli uomini desitnati alla finanza vi sarà o eccesso nel numero, o eccesso ne' salarj; poichè, come si disse, questo peso ricaderà sulla nazione. Il problema che deve sciogliersi tutte le volte che si tratta di tributo si è sempre questo. Come si possa fare che fra la somma totale pagata dal popolo, e la somma totale entrata nell'erario vi sia la minore differenza possibile; lasciando alla nazione tutta la possibile libertà.
      Sarà un abuso nella percezione del tributo, e abuso massimo, quando vi sia luogo ad arbitrio, e che i finanzieri possano esentar gli uni, aggravare gli altri a loro talento, e che il debole lontano, sia nella alternativa o di sofrrire con pazienza una forza ingiustamente adoperata contro di lui, ovvero intentare una lite contro un potente incaricato della riscossione dei tributi, che ha un facile accesso ai tribunali.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308