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      Tutte le volte che nella società possa più l'uomo che la legge, non si speri mai industria. Questa non regna se non vi è sparsa generalmente sulla faccia della nazione la sicurezza della persona, e dei beni: nè si vedrà mai l'industria dar vita ad un popolo se non sia fiancheggiata dalla libertà civile, per cui dalla sacra autorità delle leggi tanta protezione riceva ogni membro della società, che nessuno possa mai impunemente usurpargli del suo. Il terzo canone adunque del tributo si è: ch'egli abbia per norma leggi chiare, precise, inviolabili da osservarsi imparzialmente verso di qualunque contribuente.
      Il terzo vizio nella ripartizione del tributo si è quando direttamente si opponga alla circolazione, ovvero all'accrescimento dell'annua esportazione, e in una parola quando si opponga di fronte a quella azione che è utile a promovere nello Stato per accrescere l'annua riproduzione. Ogni tributo che sia imposto sul trasporto delle merci da luogo a luogo nello Stato fa l'effetto medesimo, come si è di sopra accennato, come se si allontanasse fisicamente un luogo dall'altro: conseguentemente tende a diminuire i contratti e la circolazione. Ogni tributo imposto sul passaggio delle strade, e sul trasporto delle merci, come i pedaggi, i carichi sulle vetture, su i carri ec. è del genere medesimo, e fa il medesimo effetto di diradare la nazione, e rendere le parti di essa più isolate, e meno comunicanti. Questi mali, come ognun vede, risguardano la circolazione, ossia i contratti interni dello Stato.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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