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      La tariffa dovrebb'essere un semplice vocabolario succinto e portatile, dove per ordine d'alfabeto si ritrovassero tutte le merci soggette a tributo, con di contro la quantità che per ciascuna si deve pagare in due casi: quando entri, ovvero quando esca dallo Stato. I meri transiti dovrebbero lasciarsi esenti, perchè questa esenzione sempre più inviterà il passaggio per lo stato e il denaro che i condottieri vi lasceranno di gran lunga ricompenserà la poca perdita di quel tributo; perchè in secondo luogo o il tributo di transito s'impone indistintamente a peso, ovvero distinguendo le mercanzie in classi; se indistintamente si fa, dovrebbe pagare lo stesso tributo un centinajo di libbre di seta e oro, e un centinajo di vasi di terra, sproporzione ingiustissima e che escluderebbe i transiti più numerosi delle merci meno preziose; se si fa con distinzione, debbono dunque assoggettarsi alla visita le cose che transitano, e il proprietario della merce non soffrirà che passi da uno Stato dove colla presenza del solo condottiere debbe scomporsi e ricomporsi, con pericolo d'essere poi o mancante o mal rassettata. Gl'inconvenienti e i pericoli d'imporre tributo ai transiti sono tali a mio giudizio che non sono compensati dal poco utile che può recare quella tenue porzione di tributo; e la libertà totale del passaggio è tanto ospitale, e conforme alla ragione e agl'interessi pubblici che non mi pare possibile il provarvi un inconveniente.Alcune merci pagano ai misura, altre a peso, altre a numero, altre a stima del valor capitale.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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