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      §. XXXVIII.
      Quale sia la prima spinta che porti rimedio ai disordini
     
      Si è veduto quai siano i principj motori dell'industria, quali gl'inciampi che ne impediscono lo sviluppamento. Si è in seguito osservato con qual metodo si potrà dai Ministri operare una benefica riforma nello Stato. Resta finalmente ch'io aggiunga qualche cosa per indicare in qual modo io creda che i sommi arbitrj del destino della società possano dare la spinta a una felice rivoluzione. Se gli uomini sono esseri sovranamente dominati dalla abitudine, se gli antichi usi, e le leggi, e i costumi ereditati, e de' quali siamo imbevuti dall'infanzia formano la ragione della maggior parte degli uomini: questo singolarmente poi si verifica nei tribunali, i quali come corpi immortali lentissimamente removibili dalle opinioni seguitate, ottimi custodi di quelle leggi, e di quel sistema dello Stato, da cui nasce l'ordine, difficilmente abbracciano alcuna novità. Ogni nuovo individuo collocato a sedervi forza è che si spieghi alla comune maniera di sentire, e quanto più il tribunale è venerabile agli occhi del pubblico, tanto più ogni individuo risentendo la gloria d'esservi ascritto si renderà cara e propria la opinione di tutto il ceto. Non mai si è veduto che un ceto di più uomini collegialmente radunati abbia potuto o eseguire, o tentare qualche riforma.
      Un'unione di più uomini raccolti anche per una nuova adunanza difficilmente si creerà da se medesima un comune principio universale, a cui tendano le sue opinioni.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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