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      Hae litterae, dice il Ripamonti, quia majestatis ipsius chirographo subsignatae fuerunt, grande sane momentum inclinandis ad pessima quaeque credenda animis facere potuerunt. [Queste lettere, essendo firmate di propria mano dal re, furono di gran peso sugli animi de' cittadini, già proclivi a credere ogni più nefando delitto]. In que' tempi l'ignoranza delle cose fisiche era assai grande. Taluno avrà pensato allora: è egli possibile il formare una materia che toccandosi dia la pestilenza? Se anche sia possibile, potrà un uomo portarla seco senza caderne vittima? Quattro uomini collegansi per un tale viaggio, e girano il mondo colla pestilenza nelle ampolle per divulgarla! A qual fine? Per quale utilità? Ma i pochi che avranno così pensato, non avranno avuto ardire di palesarlo; l'autorità di un dispaccio, l'opinione popolare erano terribili contrasti che esponevano a troppo grave pericolo l'uomo che avesse annunziata questa verità. Si sparse adunque l'opinione e il sospetto generalmente di queste malefiche unzioni.
      Sappiamo dalla storia come fossero allora governati i popoli sotto Filippo IV. La pestilenza della Germania per la Valtellina liberamente entrò nel Milanese, portatavi dalle truppe imperiali che transitarono per innoltrarsi a Mantova, poco dopo la vociferazione del dispaccio. Ma l'opinione comune del popolo volle ostinatamente piuttosto credere essere la vociferata pestilenza un'artificiosa invenzione de' medici per acquistar lucro, anzi che esaminare e chiarire il fatto.


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Osservazioni sulla tortura
di Pietro Verri
1804 pagine 93

   





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