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      VIII. Che questa confidenza si facesse alla presenza di quattro testimonj, e il Piazza ne assumesse l'incarico senza conoscerli, e colla vaga speranza di ottenere un regalo promessogli da un povero barbiere!
     
      Tutte queste otto proposizioni si pongano da una parte della bilancia. Dall'altra parte si ponga un timore vivissimo dello strazio e de' spasmi sofferti, che costringe un innocente a mentire, indi la ragione pesi e decida qual delle due parti contiene più inverosimiglianza. Anche nella Francia in que' tempi fu bruciata la marescialla d'Ancre, come strega, per sentenza del parlamento di Parigi: tutta l'Europa era assai più nelle tenebre, di quello che ora vi sia. È da osservare che anche in quest'orribile disordine vi si immischiò il sortilegio, la fattucchieria; e l'infelice Piazza, per trovare la scusa perché non avesse fatto questo racconto, o come diceva allora il giudice, "detta la verità", in prima rispose di attribuirlo a un'acqua che gli diede da bere il barbiere, la qual'acqua perché poi non operasse nel terzo esame, siccome aveva fatto ne' due primi, nessuno lo ricercò.
      Su questi fondamenti si passò a far prigione il barbiere Gian-Giacomo Mora; e quello che pure meritava osservazione fu, che lo colsero in sua casa fra la moglie e i figli (in quella casa poi che venne distrutta per piantarvi la colonna infame). Dal primo esame del Mora risulta che eragli stata nota la vociferazione dell'unto fatto nel quartiere il giorno di venerdì 21 giugno; che parimenti eragli nota la prigionia del commissario Piazza, seguita il giorno 22 che fu sabato: e al mercoledì, giorno 26, si sarebbe lasciato cogliere in sua casa se fosse stato reo?


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Osservazioni sulla tortura
di Pietro Verri
1804 pagine 93

   





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