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      I. Che i tormenti non sono un mezzo di scoprire la verità.
      II. Che la legge e la pratica stessa criminale non considerano i tormenti come un mezzo di scoprire la verità.
      III. Che quand'anche poi un tal metodo fosse conducente alla scoperta della verità, sarebbe intrinsecamente ingiusto.
     
      Per conoscere che i tormenti non sono un mezzo per iscoprire la verità, comincierò dal fatto. Ogni criminalista, per poco che abbia esercitato questo disgraziato metodo, mi assicurerà che non di raro accade, che de' rei robusti e determinati soffrono i tormenti senza mai aprir bocca, decisi a morire di spasimo piuttosto che accusare se medesimi. In questi casi, che non sono né rari né immaginati, il tormento è inutile a scoprire la verità. Molte altre volte il tormentato si confessa reo del delitto; ma tutti gli orrori, che ho di sopra fatti conoscere e disterrati dalle tenebre del carcere ove giacquero da più d'un secolo, non provan eglino abbastanza che quei molti infelici si dichiararono rei di un delitto impossibile e assurdo, e che conseguentemente il tormento strappò loro di bocca un seguito di menzogne, non mai la verità? Gli autori sono pieni di esempi di altri infelici, che per forza di spasimo accusarono se stessi di un delitto, del quale erano innocenti. Veggasi lo stesso Claro, il quale riferisce come al suo tempo molti per la tortura si confessarono rei dell'omicidio d'un nobile e furono condannati a morte, sebbene poi alcuni anni dopo sia comparso il supposto ucciso, che attestò non essere mai stato insultato da' condannati.


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Osservazioni sulla tortura
di Pietro Verri
1804 pagine 93

   





Claro