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      ) Quintiliano pure accenna la disputa che eravi fra quei che sostenevano che la tortura è un mezzo di scoprire la verità, e quei che insegnavano esser questa la cagione di esporre il falso, poiché i pazienti tacendo mentiscono, e i deboli sforzatamente mentiscono parlando: Sicut in tormentis, qui est locus frequentissimus cum pars altera quaestionem vera fatendi necessitatem vocet, altera saepe etiam causam falsa dicendi, quod aliis patientia facile mendacium faciat, aliis infirmitas necessarium. Su tal proposito Seneca dice: Etiam innocentes cogit mentiri: Il dolore sforza anche gl'innocenti a mentire. Valerio Massimo tratta pure della tortura disapprovandola. Principalmente poi il Vives, nel Commentario al citato passo di S. Agostino, detesta la pratica della tortura ampiamente: io però ne riferirò soltanto parte. "Io mi maraviglio", dice quest'autore, "che noi Cristiani riteniamo tuttavia delle usanze gentilesche, e ostinatamente le difendiamo: usanze non solamente opposte alla carità Cristiana, ma alla stessa umanità". (Miror Christianos homines tam multa gentilia et ea non modo charitati et mansuetudini christianae contraria, sed omni etiam humanitate, mordicus retinere.) Indi soggiunge: "Qual'è mai questa pretesa necessità di tormentare gli uomini, necessità deplorabile, e che se fosse fattibile dovrebbe con un rivo di lacrime cancellarsi, se la tortura non è utile, anzi se se ne può far senza, né perciò ne verrebbe danno alcuno alla sicurezza pubblica? E come vivono adunque sì gran numero di nazioni anche barbare, come le chiamano i Greci ed i Latini, le qual nazioni credono feroce e orrenda cosa torturare un uomo, della di cui reità si dubita?


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Osservazioni sulla tortura
di Pietro Verri
1804 pagine 93

   





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