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      Chiunque prenderà nelle mani la voluminosa opera di quel benemerito cavaliere, non potrà giudicarne con equità, se prima non distingua l'antiquario dallo storico; il primo cerca di sviluppare la verità di tutti gli antichi fatti, e non ne omette alcuno quand'abbia soltanto la probabilità che debba un giorno servire anche a una privata famiglia, e dispone in ordine un vastissimo magazzino di memorie; il secondo trasceglie dalla serie dei fatti antichi i soli importanti e caratteristici, li collega, e presenta quindi al lettore un seguito di pitture, atte a stamparsi facilmente nella memoria, dilettevoli ed utili a contemplarsi. Il conte Giulini non ha pensato mai di pubblicare la storia di Milano: egli ha pubblicato tutte le memorie opportune a servire alla storia, alle private e pubbliche ragioni, alla curiosa erudizione generalmente; ed io credo che l'antica stima ch'ebbi per lui, per la bontà del suo carattere, non mi seduca punto se dico che in quell'opera si ammira la sagacità e la giustezza della sua mente nell'esatta sua critica; la quale se talvolta sembra venir meno, ciò è di raro, e se ne vede facilmente la cagione. In mezzo però a tanta copia di autori non ne abbiamo ancora uno il quale, con chiarezza, metodo e discernimento, sviluppi il filo della nostra storia, e c'instruisca sugli oggetti più importanti della nostra antichità. Questa verità mi ha determinato a tentare l'impresa: e se alla buona mia volontà avrà corrisposto il talento, potrò compiacermi d'aver posto nelle mani degli uomini che cercano d'istruirsi, un'opera in due volumi, che però non li sbigottisca colla mole, e non pretenda una difficile attenzione per oggetti indifferenti, e per mezzo di cui non siamo più noi Milanesi forestieri in casa propria.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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