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      38 Erano adunque i Longobardi popoli della Germania, vicini al Reno, dalla parte settentrionale. Aggiunge poi Tolomeo: interiora atque mediterranea maxime tenent Suevi Angli, qui magis orientales sunt quam Longobardi39. Sembra con ciò indicarsi che la patria de' Longobardi fosse a un dipresso verso la Westfalia. Per la ragione medesima crederemo che nemmeno avesse osservato Cornelio Tacito nel libro de situ Germaniae, ove si legge: Longobardos paucitas nobilitat, quod plurimis et valentissimis nationibus cincti, non per obsequium, sed praeliis, et periclitando tuti sint40; e Tacito istesso nelle storie, Longobardorum opibus refectus, per laeta, per adversa res Cheruscas afflictabat41, dice di Italo Flavio, re dei Cheruschi, sotto Claudio Augusto. Se adunque cinque secoli prima che venissero i Longobardi a invadere l'Italia, erano essi popoli della Germania, non si può attribuire che ad errore e falsa tradizione l'averli fatti discendere dalla Danimarca e dalla Svezia, cioè dall'antica Scandinavia, nel secolo ottavo, nel quale scriveva Paolo Diacono.
      Quando ho detto che la distruzione di Uraja sotto Vitige del 538 fu uno annientamento di Milano, dal quale per cinque interi secoli non poté risorgere, non intendo perciò di asserire che non vi rimanessero più abitatori nel luogo della città, e che il suolo ne restasse deserto; dico annientata la città cospicua, e rimasto al luogo di essa un ammasso di rovine, con alcune chiese e alcune case abitate da un piccolo numero di poveri uomini mal sicuri; perché le mura della città atterrate lasciavano libero ingresso ad ogni invasore.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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