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      Alcuni rari abitatori erano, dopo quest'eccidio, sparsi sulla campagna: poco in vigore era la coltura delle terre per mancanza di uomini; in somma non restava di grande che la memoria e la dignità del metropolitano, la quale non rovinò colla città, come per più secoli si sostenne il decoro del patriarca d'Aquileia.
      Il conte Giulini ci assicura in più luoghi che prima del 1000 la maggior parte de' nobili abitava nelle terre42: e l'asserzione di un autore tanto esatto, fedele e ingenuo, è maggiore di ogni eccezione; egli non l'ha fatta se non dopo di avere esaminata con attenzione e giudizio una sterminata mole di carte antiche. Il peso della autorità di questo erudito autore cresce, se si rifletta ch'egli ha procurato, quanto mai era possibile, di dar risalto alla storia nostra, e far comparire Milano sempre considerata; il che ha eseguito quanto gli è stato fattibile, salva la verità. Nelle diete, che pure era costretto a dire ch'eransi tenute in Pavia, egli aggiunge: naturalmente vi avrà preseduto il nostro arcivescovo. M'immagino che la incoronazione l'avrà fatta l'arcivescovo di Milano; così dice narrando le solenni inaugurazioni dei principi: e così cerca di grandeggiare anche in quei secoli che veramente mi sembrano di oscurità e depressione. Se adunque la maggior parte de' nobili in que' tempi non dimorava in Milano, egli è evidente che non vi potevano rimanere che pochi e miserabili abitatori, come anche al dì d'oggi accadrebbe, se i cittadini nobili l'abbandonassero, e si collocassero a vivere sparsi nel contado.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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