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      egli è del pari lontano dalla confusione capricciosa, e dalla barbara e minuta prodigalità degli ornati che ne' secoli posteriori deturpò interamente il gusto delle proporzioni architettoniche. È noto che fra gli errori volgari debbono riporsi i nomi di architettura gotica e di scrittura gotica; giacché le cose che portano questi nomi, vennero inventate più di seicento anni dopo che terminò la dominazione de' Goti, e ci vennero dalla Germania, siccome ne parlerò nuovamente quando la serie de' tempi mi avrà condotto a trattare di Gian Galeazzo Visconti, primo duca di Milano, che fabbricò il Duomo. L'arcivescovo Ansperto fu invitato dal sommo pontefice Giovanni VIII, acciocché intervenisse co' vescovi suoi suffraganei al concilio che il papa voleva radunare in Pavia nell'878, e gli scrisse intimandogli le pene d'inobbedienza qualora mancasse; ma né l'arcivescovo, né i suffraganei vi si prestarono, e il concilio non si tenne67. Il papa chiamò l'arcivescovo a un concilio in Roma per il mese di maggio 879, e l'arcivescovo Ansperto non si mosse68. Spedì Giovanni VIII due suoi legati a latere all'arcivescovo cercandogli obbedienza, e citando la pratica antica; e l'arcivescovo non volle né ascoltarli né riceverli, ma li fece dimorare fuori della sua porta senza riguardo alcuno, di che quel papa si lagnò nella sua Epistola 196. Pretese il sommo pontefice che Ansperto, per la passata disobbedienza, fosse decaduto dalla dignità arcivescovile, e per ciò scrisse al clero di Milano, acciocché, convocati i vescovi suffraganei, si passasse a nuova elezione, scegliendo fra i cardinali della santa chiesa milanese quello che fosse giudicato il più degno: Qui de cardinalibus presbyteris aut diaconis, dignior fuerit repertus, eum, Cristi solatio, ad archiepiscopatus honorem promoverent69, come dalle Epistole 221 e 222. Ma alcuno non obbedì a quest'ordine, di che diffusamente tratta il conte Giulini, che sarà ne' secoli bassi l'autore che io primariamente terrò a seguitare per la sicurezza dei fatti70. Ciò non ostante papa Giovanni medesimo, in un'Epistola scritta nell'881, dopo tali fatti, loda l'abate di un monastero, perché fosse stato ossequioso verso l'arcivescovo Ansperto ed alla santa chiesa milanese: Fideli devotione, totoque mentis conamine, pro pristino statu et vigore atque restitutione sanctae mediolanensis ecclesiae, ter quaterque in obsequio Ansperti reverendissimi archiepiscopi tui, ac confratris nostri devotum atque in omnibus fidelissimum permanere, atque decertare omnino et evidenter comperimus71; dal che si conosce che tutto pacificamente finì col sommo pontefice, e si conosce pure, non solamente quanto a ragione nell'epitaffio si applichi all'arcivescovo Ansperto l'oraziano propositique tenax, ma altresì la riforma che quell'arcivescovo introdusse per restituire all'antica gloria, stato e vigore la chiesa di Milano.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
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