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      Le terre erano coltivate parte da servi e parte da liberti, i quali chiamavansi aldiones. Molta parte del ducato era bosco. In qualche luogo che ora si coltiva, forse ancora v'erano delle acque stagnanti. Non credo che ancora si coltivasse il riso, ma varie sorta di grano si coltivavano, e si coltivava anche il lino. Le terre, che prima si misuravano a pedatura, già nel principio del nono secolo si misuravano a pertiche e tavole, come oggidì si costuma; la misura del fieno era a fascio, quella del vino a stajo ed a mina, nella misura delle terre però eranvi juges, misura equivalente a dodici pertiche.
      Il rito della chiesa milanese era l'ambrosiano, come continua ad esserlo. Moltissimi cangiamenti vi si sono fatti col passare dei secoli. Fu più volte per essere abolito, e una di queste fu sotto Carlo Magno, che aveva preso concerto col papa di uniformare al rito romano tutte le chiese de' suoi dominii: e perciò in Milano allora si fece il possibile per ritirare tutti i libri ambrosiani. Certo Eugenio, vescovo, non si sa di qual diocesi, ottenne per riverenza al santo institutore che non venisse abolito101. Fra le mutazioni accadute nel rito ambrosiano, vi è in parte quella del battesimo, che allora si eseguiva immergendo nel sacro fonte, non porzione del capo soltanto, ma tutto il corpo del neofito; e perciò eranvi due battisteri. Quello per le donne chiamavasi Santo Stefano alle Fonti, ed era dove ora trovasi Santa Radegonda, ove stavano nel decimo secolo le vergini sacre a Dio di Vigelinda, che assistevano alle fanciulle nel loro battesimo: massimamente finché durò il costume di non conferire comunemente quel sacramento a' bambini, ma a' fanciulli già dotati di qualche uso di ragione, come insegna il conte Giulini102. L'altro battisterio chiamavasi San Giovanni alle fonti, destinato per gli uomini; ed è tuttavia in piedi, sebbene mutato di forma.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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