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      venne donato ad Ariberto il dritto di investitura, ossia di collocare al possesso della dignità e dei beni il nuovo vescovo: dritto che in que' tempi pretendevasi dal sovrano, non come un semplice placet, ma come una investitura, la quale cagionò poi gravi sconcerti e guerre fatali fra il sacerdozio e l'Impero. Forse questo dono fatto al nostro arcivescovo, che in qualche modo gli dava la sovranità sopra di Lodi, fu cagione funesta dell'abuso che i Milanesi fecero della loro potenza ad esterminio de' Lodigiani, da che ne vennero fatali conseguenze per noi medesimi. Che che ne sia, l'arcivescovo, al dire del citato Arnolfo, rediens securus in omnibus, totam suis legationibus evertit Italiam, alios re, alios spe benevolos faciens125. Tale era il carattere di quell'uomo, fatto o per rovinare, o per innalzare se stesso. Ariberto incoronò in Milano Corrado l'anno 1026126, o almeno assai convincenti sono le ragioni per crederlo. Venne Corrado poi, l'anno dopo, coronato imperatore in Roma dal sommo pontefice Giovanni XIX. L'arcivescovo era ricco e splendido a segno, che per più settimane alloggiò signorilmente il nuovo augusto e la sua corte a spese proprie, poi gli somministrò l'aiuto per soggiogare i Pavesi, che ricusavano di riconoscerlo. Partitosene l'imperator Corrado verso Germania, Ariberto dispoticamente elesse un nuovo vescovo di Lodi; e sul rifiuto che i Lodigiani fecero di accettarlo, mosse verso Lodi alla testa di un numero d'armati bastante per costringere, siccome fece, i Lodigiani a riconoscerlo ed obbedirgli.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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