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      asse gli atti di quel primo concilio generale della Chiesa, che era celebrato appena settantun'anni prima del tempo in cui egli scriveva quelle parole; meno poi che allegasse l'autorità di quella celebre unione di trecento diciotto vescovi sopra un argomento di cui il concilio non avesse trattato. Il testo del santo padre allora era diverso da quello d'oggidì; quale sia la genuina lezione a me non appartiene il deciderlo162. I nostri ecclesiastici allora interpretavano letteralmente i testi di san Paolo: Bonum est homini mulierem non tangere; propter fornicationem autem unusquisque suam uxorem habeat163; e l'altro: Oportet ergo episcopum irreprehensibilem esse, unius uxoris virum, sobrium, prudentem, etc.164 Questa opinione, che attribuiva a sant'Ambrogio la disciplina favorevole al matrimonio de' sacerdoti, si vede ancora nell'antica cronaca di Dazio, riferita da Galvaneo Fiamma: In synodo Damasi Primi, centum quadraginta episcoporum, celebrata in Costantinopoli, ubi beatus interfuit Ambrosius, gravissima dissensio exorta est inter sacerdotes uxoratos ex una parte, et inter sacerdotes sine uxore viventes ex altera, qui sacerdotes sine uxore dicebant sacerdotes uxoratos salvari non posse. Summus pontifex hanc quaestionem commisit beato Ambrosio, qui sic ait: Perfectio vitae non in castitate, sed in charitate consistit, secundum illud apostoli: Si linguis hominum loquar et angelorum etc. Ideo lex concedit sacerdotes semel virginem uxorem ducere, sed conjugium non iterare. Si autem, mortua prima uxore, sacerdos aliam duxerit, sacerdotium amittit165. Questa opinione durava ancora al principio del secolo decimoquarto, quando scriveva Pietro Azario, il quale, descritta che ebbe la gerarchia ecclesiastica di Milano, aggiunge: Iis omnibus benedicens beatus Ambrosius, una uxore uti posse concessit, qua defuncta et ipsi vidui in aeternum permanerent.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
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