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      Egli è ben vero che i rimedi violenti non vanno per l'ordinario disgiunti da qualche disordine; ma pure talora sono necessari178; il che suppone che quegli ecclesiastici fossero viziosi e legalmente provati tali; che il loro vizio fosse della classe di quelli che sono sottoposti al braccio secolare; che Arialdo fosse rivestito della pubblica autorità, che legittimamente lo costituisse vindice della disciplina; e finalmente che il modo per esercitare questa magistratura fosse legale, movendo la plebe a tumulto, profanando l'asilo del sacro tempio, e scacciandone i ministri: cose tutte che non mi paion vere. Ridotto adunque lo scandalo a questo eccesso, dopo di aver sin da principio adoperati tutti i mezzi possibili per guadagnarsi Arialdo e Landolfo179, Guidone arcivescovo doveva ricorrere al mezzo che i sacri canoni proponevano, cioè alla convocazione d'un concilio in cui, radunati i vescovi suffraganei ed ascoltate le ragioni dell'una e dell'altra parte, si decidesse la questione, si restituisse la pace alla Chiesa, e il popolo ritornasse alla riverenza de' pastori. Così appunto fece l'arcivescovo. Ma siccome il furore dei partiti rendeva troppo pericoloso il soggiorno di Milano, venne radunato il sinodo in Fontaneto, luogo del Novarese. Furono avvisati Arialdo e Landolfo di comparire al concilio, ed ivi esporre la loro dottrina e le querele contro del clero. Ma né ArialdoLandolfo vollero presentarvisi180, e quindi vennero da quel sinodo scomunicati181. Questa scomunica sconcertò i disegni di Arialdo e del compagno Landolfo.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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