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      V delle sue epistole, ed è diretta: Landulfo, clerico et senatorii generis, et peritiae litteralis nitore cospicuo205. Landolfo non si fece monaco. Taluno sostenne che Landolfo servisse meglio Dio non facendosi monaco, e occupandosi, come fece, in Milano206. Il cardinale Baronio lo ascrive nel catalogo de' santi. La Chiesa però non rende verun culto a Landolfo, il di cui merito, e come cristiano e come cittadino, resta un libero soggetto di esame.
      Sarebbe restato inoperoso il partito contrario agli ecclesiastici in Milano, se il solo Arialdo doveva tenerlo in moto. In fatti la malattia e la morte dell'accreditato Landolfo avevano calmata la fazione contraria al matrimonio de' preti. Un fratello del morto Landolfo trovavasi a Roma: il suo nome era Erlembaldo; egli era milite, e portato per il mestiere delle armi; il papa Alessandro II lo destinò a tener luogo del fratello. Quel papa che, scrivendo ai Milanesi suoi concittadini, gli aveva chiamati Vos autem, dilectissimi, membra mea, viscera animae meae207, armò solennemente campione della santa chiesa romana Erlembaldo; gli consegnò un vessillo in un concistoro; gl'impose che si portasse a Milano, che si unisse con Arialdo, e che combattesse sino allo spargimento del sangue208. Venne a Milano Erlembaldo; si unì con Arialdo; cominciarono le fazioni, e il papa contemporaneamente spedì un ordine che nessuno potesse ascoltare la messa di un prete ammogliato, la qual proibizione, dice il conte Giulini, dee singolarmente notarsi, perché cagionò i più gravi rumori in questa città209. (1063) Questo avvenne l'anno 1063, che era il settimo della guerra civile.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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