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      Quella mole, fabbricata dai vincitori romani fuori del recinto per dominare la città, e fondata sopra quattro enormi pilastri e quattro arcate, doveva atterrarsi da una città che aspettava un potentissimo esercito nemico. Un presidio così isolato non poteva né difendersi né reggere, soltanto che sotto vi si fosse collocata una catasta di legna e postovi il fuoco. Gl'imperiali, ben presto cominciando a rompere i pilastri, costrinsero gl'infelici situati tanto incautamente ad arrendersi, e dalla cima poi di quella gran torre, gl'imperiali, colla pietrera, scagliarono incessantemente de' sassi a danno ed incomodo inevitabile di coloro che stavano alla difesa della porta Romana. L'imperatore pose il suo quartiere verso la Commenda di Malta, che allora era la magione de' Templari. Il re di Boemia pose il suo a San Dionigi. L'arcivescovo di Colonia alloggiò verso San Celso. Di contro a ciascheduna porta della città vi si postò un principe; e si circondò la città con un esercito di centomila uomini297; ovvero, come dice lo storico nostro contemporaneo Sire Raul, di quindicimila cavalieri, e innumerevoli fantaccini. A tutte queste terribili forze della Germania, dalla quale erano venuti quasi tutti i sovrani alla testa de' loro sudditi armati, si unirono le forze di quasi tutte le città di Lombardia; e il canonico di Praga Vincenzo, che vi era presente, nomina Pavesi, Cremonesi, Lodigiani, Comaschi, Veronesi, Mantovani, Bergamaschi, Parmigiani, Piacentini, Genovesi, Tortonesi, Astigiani, Vercellesi, Novaresi, d'Ivrea, di Padova, d'Alba, di Treviso, d'Aquilea, di Ferrara, di Reggio, di Modana, di Bologna, d'Imola, di Cesena, di Forlì, di Rimini, di Fano, d'Ancona e di altre città ancora, che tutte avevano mandate le loro milizie a combattere contro di noi298. Al comparire di tante forze i Milanesi stavano armati, tranquillamente rimirandole dalle loro fortificazioni: Stabant armati super vallum, nihil omnino strepentes; dubium, principis advenientis aspectus utrum hanc reverentiam, et hujus silentii disciplinam, an metum universis incusserit299, dice Radevico, lib.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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