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      Egli era col suo esercito vicino a Bologna. (1159) E previe le citazioni perentorie legalmente promulgate, proferì nuovamente una sentenza contro i Milanesi dichiarandoli contumaci, ribelli, disertori dell'Impero e nemici; condannò quindi i beni de' Milanesi al saccheggio e le persone alla schiavitù. Ognuno sente qual grado di nobile eroismo vi sia in tale sentenza, e s'ella rassomigli più ai fasti dei Scipioni, ovvero a quei di Attila. La data di tale sentenza è 16 aprile 1159. Dopo un tal fatto non vi era più altro partito che tentare nuovamente la sorte delle armi. Il castello di Trezzo era presidiato dagl'imperiali, i quali devastavano le campagne all'intorno. I nostri prontamente ne fecero l'assalto, e condussero a Milano il comandante e la guernigione. L'imperatore aveva fatto un errore, allontanando la sua armata da Milano; nel tempo in cui, violando la convenzione, voleva renderla perfettamente suddita. Ora si accostò, e, considerando Crema la amica alleata de' Milanesi, cominciò dal porvi l'assedio. Sono concordi gli scrittori italiani e tedeschi nel fatto della Torre, e fu: l'imperatore aveva fatta fabbricare una torre di travi posta sulle ruote; e la faceva spignere verso le mura di Crema da un lato in cui erano giunti gli assedianti a riempire la fossa colla terra. Se riusciva di accostare tali ordigni alle mura, si combatteva a condizioni pari dalla torre al baloardo. I Cremaschi scagliavano colle loro macchine vigorosamente grossi macigni contro di quella torre, che innoltrando correva pericolo di essere rovinata.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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