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      La pontificia romana autorità ordinava che più non si riedificasse la fortezza di Cortenova nella diocesi di Bergamo. Ordinava che i Milanesi si portassero a conquistare il castello di Mozzanica. Questi ordini venivano scritti all'inquisitore, acciocché egli comandasse alla Repubblica con apostolica autorità. Ordinava che si entrasse nel castello di Gattedo; che colla forza se ne dissotterrassero i cadaveri e si abbruciassero; che tutte quelle case si demolissero; e ciò perché Egidio, conte di Cortenova, Uberto Pelavicino, Manfredo da Sesto, Roberto Patta di Giussano erano qualificati fautori di eretici434. Non farà dunque maraviglia se nessun cenno si fa dell'arcivescovo nel pegno di questo calice, ma bensì del legato. In questa carta è pur meritevole di osservazione il vedere che già eravi l'uso delle ferie, e il privilegio di non essere chiamati in giudizio i debitori in que' giorni feriati. Si osserva che il podestà era eccettuato dalla scomunica, perché, col terminare dell'anno, cessava ogni potere in lui. Finalmente veggonsi chiaramente indicati i tre partiti dei Capitani, della Motta, e la Credenza di Sant'Ambrogio: a consilio quadringentorum et trecentorum et centum, novo et veteri435. Il consiglio de' quattrocento era composto da' nobili del primo ordine, e gli altri da quei della Motta e della Credenza di Sant'Ambrogio436. Mi lusingo che questa uscita non sarà spiaciuta a' miei lettori, ai quali dirò che liti e scomuniche e disturbi lunghi vi furono poi per ottenere che il calice d'oro venisse restituito; il che era bene da prevedersi: mentre, dopo cinquantadue giorni, nell'estrema angustia della guerra nella quale si trovava la città, non era possibile ch'essa rinvenisse il denaro per ricuperare quel pegno.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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