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      L'arcivescovo Ottone Visconti poco tempo poté rimanere principe tranquillo di Milano. Sebbene Napo della Torre non fosse più capace di fargli ostacolo, comparvero in campo molti signori della famiglia della Torre, e fra questi il patriarca d'Aquileia Raimondo, Cassone, Gotifredo, Salvino ed Avone, tutti della Torre; e colle scorrerie, sino sotto le porte di Milano, rendevano pericolosa e precaria la condizione di Ottone Visconti, ancora troppo debole per opporre una valida resistenza; e perciò l'arcivescovo, costretto ad eleggersi un signore, prima di cadere nelle mani dei Torriani suoi nemici, stimò miglior partito il dare la signoria di Milano al marchese di Monferrato per dieci anni, colla facoltà della guerra e della pace. Questa dedizione, cominciata nel 1278, non durò che quattro anni soli; giacché, battuti che furono i Torriani a Cassano, e indeboliti a segno di non potere sì tosto innalzarsi, l'arcivescovo Ottone, cessando il timor in lui e il bisogno dell'assistenza del marchese, le di cui forze erano di molto peso, non ebbe ritegno alcuno di violare il contratto. (1282) Colse il momento opportuno, e, montato a cavallo, il giorno 27 dicembre 1282, coll'armi in mano, alla testa dei suoi fedeli, scacciò gli ufficiali tutti del marchese, e ritornò a signoreggiare da sé. Queste zuffe di patriarchi e di arcivescovi, tanto aliene dallo spirito del sacerdozio, sono una prova de' progressi che la ragione e seco lei la virtù hanno fatto ai tempi nostri, ne' quali ad alcuni sembreranno o supposti o esagerati questi fatti.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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