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      Pareva infatti consolidata la signoria di Matteo di modo che nessun avvenimento potesse rovesciarlo giammai. Ma l'amore paterno deluse la politica nel cuore di Matteo: il che non lo rammento per biasimo, anzi per lode; giacché è grande colui che talvolta è sedotto dalla benevolenza. Un cuor gelato che lascia l'ingegno arbitro de' propri interessi in ogni occasione, non può avere mai l'eroismo: e gli uomini tutti, e molto più i principi, si possono non credere benèfici, sin tanto che, mostrandosi tali, promovono i propri interessi; ma laddove, beneficando, li pregiudicano, forza è conoscere l'animo loro sensibile e generoso. Galeazzo, sposo, giovine, imprudente, era l'idolo di suo padre; il quale fece passare in lui la carica di capitano del popolo. I nemici, siccome dissi, devastavano colle loro scorrerie lo Stato. Il nuovo capitano del popolo, senza sperienza militare, senza talenti, col solo inquieto ardimento dell'età sua, prese a fare diverse spedizioni, ora contro de' Novaresi, ed ora contro de' Pavesi; con nessun profitto, e con notabile dispendio e incomodo dei Milanesi. Mosca, Errecco e Martino della Torre erano acquartierati in Cremona, ed avevano in favor loro Novara, Pavia, Vercelli, Lodi, Crema, ed il giovine marchese di Monferrato. Tutta questa lega era combinata per ricondurre i signori della Torre in Milano, e deprimere la nascente potenza de' Visconti il governo de' quali era diventato spiacevole colla condotta imprudente di Galeazzo. La sorte rimase indecisa sino all'anno 1302, nel quale i Visconti caddero alla condizione di semplici privati.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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