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      Tale fu il bel parere che quell'italiano diede ad Enrico. Ma il re aveva un miglior naturale del suo ministro. L'ora è ben tarda, rispose il re; i consiglieri non hanno pranzato; licenziate il consiglio, e lasciategli andare alle case loro. Così rispose quell'augusto, il quale merita d'aver sempre un luogo onorato nella memoria di tutti i buoni. Così venne fatto. Questa nel saggio monarca era virtù, era umanità, nobile sicurezza e moderazione; non era spensieratezza o mancanza di azione. Egli cautamente sapeva diffidare; vegliava sopra tutti i movimenti d'una città abituata ai cambiamenti; era di tutto informato; e con varii pretesti giravano sovente le truppe imperiali per i quartieri della città.
      La congiura fra i Visconti e i Torriani forse non era un sogno. Galeazzo Visconti fors'anco vi ebbe parte; almeno il popolo credette già preso il concerto di scacciare il re ed i suoi. Taluno dubita che Matteo istesso vi avesse parte; io non lo credo. Egli è certo che Matteo comparve innocente e fedele presso dell'imperatore. Chi crede gli uomini troppo buoni s'inganna; e s'inganna non meno chi li crede troppo maligni. Matteo Visconti non si è mostrato mai uomo di cattivo carattere; e bisognava supporlo d'un pessimo animo, se appena ottenuto il beneficio di ricuperare la patria e i beni, appena onorato del cingolo della milizia, avesse tramata una insidia contro dell'augusto benefattore. Il fatto è questo. Già era cominciato il tumulto nella città, e molti erano usciti dalle loro case armati.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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