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      Laddove la storia d'un paese soggetto ad un principe si rassomiglia ad un quadro storiato, di cui le figure tutte servono al risalto del principale ritratto, che a sé chiama i primi sguardi dello spettatore, nella mente di cui rimangono le tracce distinte della fisionomia rappresentata e della disposizione del quadro. Mutata la forma tumultuosa ed instabile della nostra città; assoggettata questa alla signoria de' Visconti, i costumi, la felicità, la pace, la guerra, la povertà o la ricchezza diventarono dipendenti dalla buona o cattiva indole del sovrano, sul quale principalmente convien fissare lo sguardo. (1311) I Torriani vennero per sempre scacciati, siccome dissi, dalla città. Matteo Visconti, collo sborso di quarantamila fiorini d'oro, l'anno 1311, nel mese di luglio, ottenne dal re de' Romani, Enrico di Lucemburgo, un diploma col quale lo creò vicario imperiale nella città e contado di Milano. Diciassette anni prima, Matteo istesso era stato creato vicario imperiale dall'augusto Adolfo, non di Milano soltanto, ma di tutta la Lombardia, con mero e misto imperio. Il re Enrico doveva abbandonare la Lombardia, ed inoltrarsi verso Roma, ove ricevette la corona imperiale. Egli aveva in animo di sottomettere il regno di Napoli, ma gli mancavan i denari; non è quindi maraviglia che, volendo egli trar profitto dalla carica di vicario dell'Impero, la concedesse ad un uomo che gli dovea tutto, cioè a Matteo Visconti. (1313) Passò poi quel buon imperatore nella Toscana, ove a Buonconvento, morì il giorno 24 agosto 1313. La controversa cagione della di lui morte non è un oggetto appartenente alla storia di Milano.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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