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      I Pavesi, un secolo e mezzo prima, avevano avuta gran parte nella rovina di Milano. Ne' meschini tuguri ove stavano appiattati i nostri maggiori a Noceto e Vicentino, risuonavano ancora i singulti degli avviliti cittadini, che temevano non incendiassero i Pavesi anche que' tristi ricoveri. Matteo Visconti risparmiò ogni danno possibile ai Pavesi; fabbric
      ò un castello col quale assicurarsi quella signoria, e ne confidò il comando a Luchino suo figlio. Matteo non era punto atroce, e pensava alla stabile grandezza del suo casato. Le sue armi erano confidate a' suoi figli. Non sembra ch'egli fosse in conto alcuno uomo da guerreggiare; Marco Visconti comandava Alessandria e Tortona, Galeazzo comandava Piacenza, Luchino, Pavia, e Lodrisio, cugino di Matteo, comandava Bergamo. I figli suoi avevano ardor militare e perizia; e l'estensione del dominio n'è la prova; poiché in breve furono assoggettate Piacenza, Bergamo, Lodi, Como, Cremona, Alessandria, Tortona, Pavia, Vercelli e Novara; e così Matteo signoreggiava undici città, compresa Milano.
      Non poteva piacere al papa la signoria de' Visconti per le ragioni che altrove ho indicate. Il papa, sebbene rifugiato nella Francia, sempre aveva in vista l'Italia. Dopo la morte di Enrico di Lucemburgo gli elettori nella Germania formarono due partiti, e furono incoronati re di Germania e de' Romani Federico d'Austria e Lodovico di Baviera. Il papa Clemente V aveva inalberata una pretensione, che fu poi cagione di una lunga guerra fra l'Impero ed il Sacerdozio.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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