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      In quale misero stato si ritrovasse, dopo tutto ciò, Matteo Visconti, è facile l'immaginarselo. Molti dei nobili, per la naturale invidia d'una nascente potenza, aderivano al legato. Altri tremavano per obbedire ad un eretico scomunicato; e il popolo tutto era inorridito per l'anatema e l'interdetto pronunziati sopra della città. Il Corio riferisce quell'epoca, ed io mi servirò delle parole di lui. I nobili adunque di continuo interponevano littere al legato, ed in altro non havevano il pensiere se non excogitare in quale modo Matteo con li figlioli potessino rimovere dal governo dil milanese imperio. Mattheo da questa hora avante più non si volse intromettere de veruna cosa concernente al Stato suo, ma in tutto ne le mano de Galeazo renuntiò il dominio, grandemente condolendosi de la lite quale contra la Chiesia cognosceva moltiplicare, ed anche perché non altramente da li citadini milanesi se haveva a guardare come da pubblici e capitali inimici, inde tutto il pensiere suo puose, con devotione a visitare li templi, et ultimamente un giorno avante alo altare de la chiesia maggiore havendo facto convocare il clero, e pervenuti alla presenzia de quello con alta voce cominciò a dire Credo in Deum Patrem, e disse tutto lo symbolo, lo quale fornito, levando il capo, cridava che questa era la sua fede, la quale haveva tenuto tutto il tempo della vita sua e che qualunque altra cosa gli era imposto, con falsitate lo accusavano, e de ciò ne fece conficere un publico instrumento485. Il Rainaldi confessa che in quei processi vi è stata della parzialità: Certe fidei censores studio partium nimium commotos in percellendis sententia haereseos Gibellinis aliquibus constat486; e il papa Benedetto XII, dicianove anni dopo, con sua bolla del 7 maggio 1341, dichiarò e sentenziò iniqui e nulli i processi fatti nel 1322: Processus, et sententias supradictas, ex certis causis legitimis atque justis repertis in eis, inique factos invenimus existere, atque nullos ipsos processus et sententias per archiepiscopum, Paxium, Jordanem, Honestum et Barnabam praefatos, et eorum quemlibet super praemissis, communiter vel divisim, contra Johannem et Luchinum praedictos (erano allora quei due figli di Matteo signori tranquilli di dodici città) habitos atque latos, et quaecumque secuta sunt ex eisdem vel ob eos, de ipsorum Fratrum nostrorum consilio, et authoritate apostolica, inique facta ac nulla atque irritata declaramus487. Comunque fossero i processi, certo è che un seguito di tante angustie oppresse l'animo di Matteo, già indebolito anche dalla non più vegeta età di sessantadue anni; e dopo breve malattia, nella canonica di Crescenzago, tre miglia lontano da Milano, finì i suoi giorni il 24 di giugno dello stesso anno 1322, poco più di tre mesi dopo la sentenza.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
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