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      Né quivi pure ebbe confine la controversia. Fece il papa predicare nell'Inghilterra, nella Francia e nell'Italia un'indulgenza generalissima in beneficio di chiunque prendesse le armi contro de' Visconti; e così venne a formare una Crociata contro di essi, come si era fatto contro de' Saraceni. L'armata de' crocesignati già aveva occupato alcuni borghi del Milanese. La comandava Raimondo di Cardona, nipote del cardinal legato Bertrando del Poggetto. Le cose de' Visconti andavano alla peggio. (1323) Il giorno 13 giugno 1323 l'esercito sacro s'impadronì dei sobborghi di Milano, e singolarmente quelli di porta Nuova, porta Renza e porta Comacina furono in preda alla licenza de' crocesignati, che, violando le donne, passando a fil di spada gli uomini e distruggendo colle fiamme le case, portarono gli eccessi al colmo489. Nella città però essi non poterono entrare. La città era bloccata, e ci riferisce il Corio che i Fiorentini ch'erano nell'esercito pontificio, il giorno del loro santo protettore san Giovanni Battista, fecero correre
      il palio sotto le mura di Milano490; sorta d'insulto che talvolta si usava per dimostrare che non si temeva in verun conto dell'inimico, non credendosi in lui coraggio nemmeno di uscire per interrompere i giuochi degli assedianti. Talvolta ancora si usò di coniare moneta sotto le mura nemiche, ponendo una preziosa officina, che non può sottrarsi con celerità, sotto gli occhi de' nemici, in segno di disprezzo. Tale era la condizione de' Visconti, che pareva inevitabile la totale loro rovina.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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