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      Andarono a prendere alloggio nel palazzo del Broletto vecchio, cioè dove oggidì trovasi la corte; e il giorno ultimo di maggio Lodovico fu incoronato in Sant'Ambrogio. Il giorno 5 di luglio, per ordine del nuovo re d'Italia, vennero arrestati Galeazzo, Luchino e Giovanni. Azzone, figlio di Galeazzo, ebbe la medesima sventura. Stefano Visconti morì improvvisamente nella notte precedente. Gli arrestati vennero collocati nelle nuove carceri della torre di Monza, ove Galeazzo fu il primo a far prova dell'architettura che aveva così malamente raffinata. Il re ebbe dalla città il dono di cinquantamila fiorini d'oro, e partì da Milano alla vòlta di Roma il giorno 5 d'agosto, avendo nel suo seguito Marco Visconti. Questa serie di fatti, e quello che accadde dappoi, ci rendono verosimile l'opinione che Marco avesse parte nella sciagura de' fratelli. Galeazzo lo credeva; e andava dicendo: Marco ferisce se medesimo; e ciò risaputosi da Marco, in contracambio diceva: Galeazzo vuol esser solo, e solo si regga. Sperava forse Marco di ottenere dal nuovo augusto la signoria di Milano; ma anche allora si dovette conoscere che nelle altercazioni domestiche è facile il recare danno ad altri, ma difficilissimo il trarne bene per noi. Lodovico formò un consiglio di ventiquattro cittadini, e vi pose a presedere suo luogotenente il conte Guglielmo Monforte. Così diede nuova forma al governo della città; mentre i tre fratelli ed un nipote giacevano nello squallore della torre di Monza, e Marco, confuso, negletto, e forse disprezzato, languiva nella folla de' cortigiani che accompagnavano Lodovico a Roma.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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