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      L'annientamento della sua famiglia di riverbero aveva abbassato Marco Visconti, il quale, non avendo più speranza alcuna di rialzarsi col favore di Lodovico, si rivolse a Castruccio Antelminelli, signore di Lucca, uomo potente e celebre nella storia di que' tempi, ed amico de' Visconti; e col di lui mezzo ottenne dall'imperatore, debole e bisognoso di soccorso, la liberazione de' suoi congiunti, i quali erano in Monza, custoditi da truppe bavaresi. Marco tentò poi di avere una sovranità sulla città di Pisa, ma gli andò il colpo a vuoto. Egli ritornossene a Milano, sempre impetuoso ed impaziente di non vedervisi sovrano; sin tanto che, il giorno 8 di settembre dell'anno 1329, cadde da una delle finestre della corte ducale, alcuni dicono dopo di aver sofferta una morte violenta, e l'Azario dice, de cujus morte certum ignoratur492.
      Si cerca come siasi fatta l'incoronazione di Lodovico in Milano, poiché trattavasi di consacrare uno scomunicato in una città posta all'interdetto. L'arcivescovo Aicardo era assente; e, come aderente al papa Giovanni XXII, non avrebbe mai osato di venire a Milano nel tempo in cui vi si trovava il re de' Romani Lodovico. Bonincontro Morigia, autore che allora vivea ci dice493 che Lodovico creò arcivescovo di Milano Guido Tarlati, vescovo di Arezzo, e che questi lo incoronò, assistendovi alcuni pochi vescovi; cioè Federico Maggi, vescovo di Brescia, Arrigo, vescovo di Trento e alcuni altri ben pochi; essendosi ritirati gli altri vescovi, per non concorrere a incoronare e riconoscere un principe che dal papa era scomunicato e non riconosciuto imperatore.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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