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      L'affare però era serio per papa Giovanni, e tale ch'ei facilmente perdeva ogni influenza sull'Italia, se non piegava a tempo, siccome fece, riconciliandosi coi Visconti, e liberando finalmente i Milanesi dagl'interdetti che da otto anni erano stati pronunziati. La data del breve è del giorno 15 settembre 1329, in Avignone500, e il mediatore di questa pace fu il marchese d'Este. L'imperatore Lodovico fremeva contro Azzone. Venne colle sue armi sotto Milano; ma egli era troppo indebolito e nulla poté occupare. Il Fiamma ci ha trasmessa la cantilena che i Milanesi dalle mura ripetevano: die el nocte clamabant in vituperium Bavari: Ob Gabrione, ebrione, bibe, bibe, hò, hò, Babii Babo501. Cosa volessero significare quelle voci ultime, e quel Gabrione non lo sappiamo. Egli è certo che non si parlava latino, anzi da più di cinquant'anni s'era cominciato anche a scrivere volgare italiano, e probabilmente il Fiamma ha guastato il senso traducendolo nel suo barbaro latino. In quell'occasione è probabile che, uscendo i Milanesi dalla porta Ticinese, abbiano battuti gl'Imperiali; poiché le monache, le quali sino a quel tempo si chiamavano le signore bianche sotto il muro, cambiarono dappoi il nome, e si chiamarono Della Vittoria, denominazione che attualmente ancora conservano.
      Azzone Visconti, unico figlio di Galeazzo I e di Beatrice d'Este, era diventato, siccome dissi, vicario imperiale, al prezzo di sessantamila fiorini d'oro. Ma poiché egli fu rappacificato col sommo pontefice (da cui non era conosciuto Lodovico per imperatore) il titolo di Vicario eragli di nessun uso; perché dato da chi non poteva più concederlo.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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