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      Et rutilam terre faecem sciet esse profundae.
      At fortasse sibi tunc carmina nostra placebunt;
      Perleget, et secum, sacro dum fonte levabarTanto humilem excelsus genitor dignatus honore est523.
     
      Probabilmente Petrarca (che non poteva stare in Firenze, sua cara patria, immersa nelle fazioni) disingannato dai viaggi fatti nella Francia e nella Germania, non avrebbe mai più abbandonato il nostro paese, dove viveva ammirato da ognuno e distintamente onorato dai sovrani, e dove aveva stabilmente collocata la figlia, e creatasi una famiglia per adozione; se il disastro spietatissimo della pestilenza, che desolò Milano, non lo avesse costretto a rifugiarsi altrove. Mediolanum, urbem Ligurum caput et metropolim, dice egli, usque ad invidiam hactenus horum nesciam laborum, et coeli salubritate, et clementia, et populi frequentia gloriantem, sexagesimus primus annus et vacuam fecit et squallidam524. Galeazzo II molto si regolò col consiglio del Petrarca e nel formare la biblioteca, che radunò in Pavia, e nel piantarvi gli studi dell'Università. È celebre la distinzione che gli venne fatta in Milano, quando, nella pompa delle nozze di Violanta Visconti, Galeazzo II volle che Petrarca sedesse commensale, insieme collo sposo Lionetto, figlio di Edoardo III re d'Inghilterra.
      Giovanni Visconti, arcivescovo e signore di Milano e di altre diciotto città, fra le quali Genova e Bologna, cessò di vivere il giorno 5 di ottobre dell'anno 1354, dell'età di sessantaquattro anni, dopo d'aver regnato sei anni appena; poiché il tempo in cui comparve ch'ei correggesse con Luchino non può contarsi, tanto poco s'immischiò egli allora negli affari dello Stato.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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