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      Milano e Genova rimasero indivise sotto la comune dominazione. Matteo così ebbe in sua separata porzione Bobbio, Lodi, Piacenza, Parma e Bologna. Barnabò ebbe Cremona, Crema, Bergamo e Brescia. Toccarono a Galeazzo Pavia, Alessandria, Tortona, Novara, Vigevano, Asti, Vercelli; e Como, che rimaneva come isolata, fu pure assegnata a Galeazzo. Con tal modo altro non mancava se non la dissensione o diffidenza per distruggere una signoria ragguardevolissima. Ma nelle cose umane comunemente accade che né si ottenga tutto il bene che ragionevolmente si poteva sperare, né si soffrano tutt'i mali che con ragione si dovevano prevedere; e talvolta le più scomposte ed assurde organizzazioni di sistemi, le quali pareva che dovessero rovinare uno Stato, si sono ridotte ad effetto, senza che per ciò siane accaduto il danno che compariva inevitabile: poiché nell'esecuzione, gl'interessi degli uomini che vi si adoperano, essendo quelli d'evitare la rovina, rimediano e correggono l'imperfezione del sistema. Così lo Stato si conservò, crebbe anzi, come vedremo, e poté lusingarsi il successore de' tre fratelli d'essere dichiarato re d'Italia; e forse lo sarebbe stato, se la morte non troncava il filo della di lui ambizione.
      Lodovico il Bavaro, ossia Lodovico V, quel contrastato imperatore, avea terminato i suoi giorni, ed era stato eletto legittimamente imperatore Carlo IV, marchese di Moravia, figlio di Giovanni re di Boemia, e di Elisabetta, che era figlia di Enrico di Lucemburgo. Carlo IV era riconosciuto e dai principi della Germania e dal papa e da tutta l'Europa, come vero re de' Romani.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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