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      Io ho delle monete del conte di Virtù, signore di Padova, e sono già pubblicate altre monete del medesimo come signore di Verona, le quali monete vennero coniate probabilmente dalla zecca di Milano o nell'anno 1387, ovvero poco dopo. Da questi fatti compare chiaramente il carattere di Giovanni Galeazzo. Gli editti che pubblicava, erano composti con frasi che indicavano religione,
      pietà, moderazione. S'invocava Dio; se gli rendeva omaggio di ogni prospero successo; si fabbricava il Duomo; si fondava la gran Certosa presso Pavia; ma la morale non era punto rispettata. Le animosità e le contese fra gli Scaligeri ed i Carraresi ebbero tal fine. E per lo più così accade, che i piccoli nemici combattono, colla chimerica lusinga di soggiogare i loro emuli; e un terzo si presenta, il quale tranquillamente profitta delle loro spoglie; giugnendo poi i rivali rovinati a conoscere, ma tardi, che assai miglior partito è quello di tollerarsi scambievolmente, e rimanere concordi ed uniti, per ottenere stabilità di fortuna, e tranquillo e decoroso godimento di essa.
      Poiché per tal modo ebbe Giangaleazzo estesi i suoi confini sino al mare Adriatico, rivolse le sue cure a dilatarli al lungo dell'Italia, al di là di Bologna, nella Romagna e nella Toscana. Egli conquistava per mezzo de' suoi generali. Prese colle armi Bologna. Molto si estese nella Romagna. Perugia, Spoleti, Nocera, Assisi furono da lui acquistate. Nella Toscana egli comprò Pisa collo sborso di duecentomila fiorini, e gliela vendette Gerardo Appiani, che era succeduto al padre in quel dominio.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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