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      Il mestiere di falsificare le lettere del principe convien credere che in que' tempi fosse in uso, poiché il conte di Virtù, l'anno 1393, fece a tal proposito un editto che decretava a que' falsari un'atrocissima pena. Cum catena ferrea alligetur ad unam columnam, cum uno annulo ferreo revolvente se, et cum quo ipse homo revolvere se possit circumcirca ipsam columnam, longinqua eatenus quatenus plus fieri poterit, ita ut mortem dolentiorem sustineat; ibidem tamen comburatur ita quod moriatur597: così leggesi in quel decreto, che pare scritto dallo stesso secretario che serviva Galeazzo, padre del conte.
      Sino dall'anno 1380 il conte di Virtù aveva ottenuto, siccome dissi, dall'imperatore Venceslao il diploma di vicario imperiale. Ma questa dignità personale poteva non essere data a' suoi figli, e la elezione d'un nuovo imperatore poteva farla perdere al conte medesimo, il quale non dimenticava i figli di Barnabò, e le pretensioni che avrebbon potuto far valere, sì tosto che le circostanze loro fossero favorevoli. Per tal cagione egli cercò d'essere formalmente investito da quell'augusto come vassallo di tutti gli Stati che possedeva, onde per tal modo rimanesse la successione e la sovranità perpetua ne' suoi discendenti. La richiesta venne esaudita dall'imperatore Venceslao, col mezzo di centomila fiorini d'oro, che ei ricevette dal conte. Gli Stati del conte vennero eretti in ducato, e il conte venne dichiarato duca di Milano, con un diploma segnato il giorno 2 di maggio dell'anno 1395; e con altro diploma posteriore l'imperatore dichiarò le venticinque città che intendeva comprese nel ducato concesso, cioè Arezzo, Reggio, Parma, Piacenza, Cremona, Lodi, Crema, Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza, Feliciano, Feltre, Belluno, Bassano, Bormio, Como, Milano, Novara, Alessandria, Tortona, Vercelli, Pontremoli, Bobbio e Sarzana.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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