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      Gli staffieri del duca avevano la livrea di seta, ornata d'argento. Cinquanta corsieri con selle di drappo d'oro e staffe dorate: cento uomini di armi, ciascuno con tale magnificenza, come se fosse capitano: cinquecento soldati a piedi, scelti: cento mule coperte di ricchissimi drappi d'oro ricamati; cinquanta paggi pomposamente vestiti: dodici carri coperti di superbi drappi d'oro e d'argento: duemila altri cavalli e duecento muli coperti uniformemente di damasco per l'equipaggio de' cortigiani. Tutta questa strabocchevole pompa andava in seguito del duca; ed acciocché non rimanesse nulla da bramare, v'erano persino cinquecento paia di cani da caccia, v'erano sparvieri, falconi, trombettieri, musici, istrioni. Tale fu il fasto di quel memorando viaggio, che doveva recare incomodo ed ai sudditi del viaggiatore ed agli ospiti. Questa superba comitiva nell'accostarsi a Firenze venne accolta con somma festa e onore da quel senato. I nobili e i primari della città si affacciarono i primi: indi molte compagnie di giovani in varie fogge uscirono ad incontrare il duca; poi comparvero le matrone; poi le giovani pulcelle, cantando versi in laude de lo excellentissimo principe, dice il Corio. Indi, accostandosi alla città, ricevettero gli ossequi de' magistrati; finalmente gli accolse il senato, che presentò al duca le chiavi della città. Entrò il duca con una sorta di trionfo, e venne collocato nel palazzo di Pietro dei Medici, figlio di Cosimo. Non accadde altra cosa degna d'essere raccontata; basti osservare che non poteva verun altro monarca essere onorato di più di quello che furono Galeazzo e la Bona in Firenze.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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