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      Il governatore maresciallo Trivulzio stabilì la sua residenza nella corte vicino al Duomo, avendovi una guardia di trecento Tedeschi. Malgrado la severità della disciplina usata dal Trivulzio, siccome accennai, non era possibile il prevenire ogni disordine. Un Francese pose violentemente le mani sopra di una contadina che portava il pane a cuocere al pubblico forno in Lardirago, terra lontana da Pavia cinque miglia. La contadina si difese robustamente. Il Francese non volea desistere. Accorse il di lei padre con un bastone. Il Francese lo stese morto. Varii contadini si scagliarono sull'uccisore, che dovette soccombere. Un corpo di Francesi postato nel contorno sopravenne; saccheggiò la terra, bruciò le case, impiccò varii. In Milano pure si cominciarono a vedere delle tumultuarie adunanze di malcontenti. La plebe in Porta Ticinese si attruppò e gettò a terra i banchi ai quali si riscuotevano le gabelle. Il governatore Trivulzio vi si recò; e dopo di avere inutilmente procurato che badassero alle di lui parole, diè mano alla spada, e, secondato da' suoi domestici, uccise alcuni e molti altri rimasero assai mal conci. L'affare non terminava così, se messer Francesco Bernardino Visconte, signore sommamente autorevole, non vi accorreva. Si abolirono alcune gabelle, venne sedato quel disordine; ma non perciò rimase quieta la città. Frate Girolamo Landriano, generale degli Umiliati, messer Leonardo Visconte, e messer Alessandro Crivello, proposto di San Pietro all'Olmo, animavano la plebe contro del nuovo governatore Trivulzio.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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