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      Dette risposta Almodoro che il Trivulcio non diceva vero, perche non si ritrovava alcuno pianeto per il qual si potesse coniecturar tal cosa che sua Signoria havesse ad esser prigione, anzi victoriosissimo. Giunse agli Svizzeri sforzeschi il divieto sovrano che proibiva loro di battersi. L'armata francese, il giorno 4 di aprile, si pose in marcia e si collocò un miglio distante da Novara, in modo da impedire al duca ogni soccorso di viveri. I Francesi gli presentarono la battaglia; e il duca non sapeva comprendere come ciò fosse, poiché, dal decreto recato agli Svizzeri suoi, vedevasi che un consimile ordine contemporaneamente si spediva agli Svizzeri nemici. Tentò varie strade per far notificare agli Svizzeri della Francia l'ordine dei loro sovrani, ma la vigilanza de' Francesi lo impedì. Non aveva provvisione di viveri in Novara; e forz'era sloggiare i Fran
      cesi, per non perirvi di fame. Invano il duca chiese agli Svizzeri il loro aiuto, che nol potevano prestare senza fellonia. Essi soltanto si offersero a schierarsi bensì in ordine di battaglia, acciocch'egli co' Tedeschi e cogl'Italiani che aveva staccato, si potesse, volendo, aprirsi vigorosamente una strada e ricoverarsi in Milano, dove il cardinale Ascanio teneva cinto il castello con diecimila uomini, ed erano vicini nuovi soccorsi dell'imperatore. I Tedeschi e gl'Italiani, che il Moro seco aveva in Novara, erano ottomila uomini, picciolo corpo bensì a fronte dell'armata francese, ma bastante per una impetuosa incursione che lo ponesse in salvamento.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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