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      Lodovico, attorniato da sedicimila Svizzeri, era già fuori della città, e consolavasi credendosi in salvo, senza avere con veruna capitolazione abdicate le sue ragioni. Il cardinale di Rohan comandò all'armata francese di porsi in ordine di battaglia, acciocché gli Svizzeri dovessero sfilate due a due attraverso. V'è chi crede che lo stesso comandante svizzero sforzesco avesse tradito il duca, avvisandone il cardinale. La faccia dei sovrani è nota, e corre sulle loro monete. Il Moro venne scoperto, tanto più facilmente, quanto che egli per la statura eccedeva la comune, e pel fosco colore del volto ebbe per sopranome il Moro. Nella lettera il Morone dice: infelix Ludovicus, qui non oris, non majestatis quam in vultu semper habuit, non proceritatis habitum mutare potuerat, licet vestes commutasset, agnitus apprehensusque fuit741. Quel drappello di cavalleria sforzesca che trovavasi in Novara, còlto il momento in cui i Francesi ebbero preso il duca, facta statim eruptione742 si salvò, attraversando l'armata francese; il che mostra qual fosse il partito che avrebbe dovuto prendere il duca.
      Appena fu il duca nelle mani de' Francesi, che, in quel medesimo umiliante arnese da fantaccino svizzero, fu condotto alla presenza del comandante Gian Giacomo Trivulzio. Pareva che la presenza di quel principe, già suo sovrano, ora suo prigioniero, dovesse eccitare nell'animo del Trivulzio, non già la collera, ma la compassione. La perduta sovranità, e l'abbiezione presente, la prigionia dovevano eccitare in un cuor generoso la brama di alleggerire i mali del suo avverso destino, non di aggravarli.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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