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      Né la supposta empietà di cavare dalla tomba i santi bastava a spiegare allora cagion della grandine. La inquisizione non volle starsene oziosa; volle trovar delle streghe colpevoli di quel turbine, e volendolo efficacemente, se ne trovano sempre. Alcune infelici donnicciuole avevano dei segni, quai fossero non lo sappiamo; bastarono però a farle splendidamente gettar nel fuoco. Si ascolti il Prato: anche da li segni le quali, judicate dalla inquisizione per strie, furono in quelli medesimi dì a Ornago et a Lampugnano sul monte di Brianza a gran splendore arse. Convien dire che anche nel ceto ecclesiastico allora l'ignoranza fosse grande; e merita d'essere riferito a tal proposito un fatto singolare che ci vien raccontato e dal Prato e dal Burigozzo. Un uomo sen venne a Milano grande, sottilissimo per l'estrema magrezza, che, andando scalzo, vestito di rozzo panno, a capo scoperto, non portando camicia, vivea con pane di miglio, erbaggi ed acqua, e dormiva sulla nuda terra. Costui, presentatosi alla curia arcivescovile, chiese il permesso di predicare; ma siccome egli era laico e non fregiato di alcun ordine ecclesiastico, gli venne ciò negato. Malgrado ciò egli cominciò nel Duomo a parlare al popolo, e continuò per un mese a farlo ogni giorno con tanta grazia di lingua, che tutto Milano vi concorreva794. Egli prese un tal ascendente col favor del popolo, che nessuno poteva fargli contrasto; e nella chiesa del Duomo disponeva come se ne avesse titolo. Le costui prediche versavano singolarmente nel rimproverare la corruttela degli ecclesiastici; i quali, indifferenti per la religione, col di lei manto altro non bramavano se non ricchezza, autorità e comodi; non mai sazi di onori, di latifondi, di voluttà, nimici delle sante regole de' loro istitutori, alieni dalla carità, dallo studio de' libri sacri, dalla cura del bene altrui, dalla pazienza, dalla umiltà, dai travagli; cose tutte che pure sono di obbligo dello stato a cui sono sublimati; e quindi in vece di animare i laici alla virtù col loro esempio, sono la cagione della corruttela universale de' costumi.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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