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      Forse i ministri, de' quali era disgustato? Forse i nobili, coi quali ben poco simpatizzò? Altronde, quale sorta di blandimento poteva esser quello che ancora non conoscevasi, e che anzi andava ad esser reso pubblico dopo che quei ministri non erano più tra noi, dopo che i nobili avevano perduta ogni prerogativa? - Tutto pertanto induce a persuaderci che quella parte di storia, quella specie di satira de' mondi confusi, discordanti, tumultuari di uomini recentemente ordinati ad istituto di Repubblica, fu scritta dopo gli sconvolgimenti politici incominciati nel maggio 1796; e siccome sotto le nuove istituzioni doveva essere pubblicata, così se pur v'era un'allusione, era quella di fare ciò che i Francesi direbbono una parodìa dei nuovi e strani ordini che allora chiamavansi governo. Scopo era questo consentaneo al carattere imparziale e franco di Verri, scopo degno del suo libero e forte animo, perché non senza pericolo. E gli sdegni che nel profondo del petto gli fervevano per i deliri di quel tempo, e che a stento comprimeva, de' quali io e i pochi altri suoi confidenti eravamo continui testimonii, ben potevano aver avuto forza di farlo declinare dalla severa imparzialità dello storico, per dare un'indiretta lezione di saviezza a' suoi concittadini, del pari che si tentò da pochi altri, e tra questi dal noto autore de' Romani in Grecia. Una più seria doglianza a difesa della estimazione di un amico infelice debb'essere da me fatta contro il signor Rosmini, e risguarda i molti documenti ch'egli aggiunse alla sua storia del Magno Trivulzio, e alla posteriore di Milano, limitati all'epoca sforzesca.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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