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      In benemerenza di che, radunata in quelle parti gran copia di grano, lo spedì in soccorso del Milanese. Questo sussidio pose in grado Antonio de Leyva nel mese di maggio di occupare Abbiategrasso, e di riacquistare Pavia, presidiata, è vero, da' Veneziani per Francesco Sforza, ma quasi vuota d'abitatori. Colà s'inoltrarono gl'Imperiali sotto il comando del conte Lodovico da Belgioioso con alcune bandiere tedesche, ed il giorno 25 se ne impadronirono senza contrasto. Pavia, quantunque già esausta, non andò immune da un nuovo saccheggio. Nel seguente mese mosse dalla Germania in rinforzo degl'Imperiali il duca Enrico di Brunswich con quattordicimila Tedeschi, destinati pel regno di Napoli, dove era pur giunto da Roma, dopo una permanenza di dieci mesi, il principe di Orange coll'avanzo del suo esercito, ridotto, per la pestilenza, a soli dodicimila combattenti. Il duca di Brunswich, saccheggiati i territori di Brescia e di Bergamo, ed entrato nel Milanese, si pose all'assedio di Lodi, presidiato da Gian Paolo Sforza, fratello naturale del duca di Milano. Egli era stato persuaso dal Leyva a trattenersi nel Milanese per sgombrare i collegati da alcune fortezze che loro rimanevano933; il che fa conoscere che veramente i generali di Carlo V operavano con molta indipendenza. In una monarchia vasta non può a meno che ciò non accada, e nell'impero Romano ne sono mille esempi. Brunswich e i suoi si dileguarono tosto, assaliti da una specie di peste, detta male mazzucco, che in meno di otto giorni fece di essi una orrenda strage, cosicché il residuo di quell'armata continuò sollecitamente la via del suo destino.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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