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      Il Leyva poteva tutto nel Milanese finché duravano le ostilità; cedendolo al duca Francesco, era terminato il potere. Inoltre, dopo molti anni di condotta ostile, era il Leyva male animato contro lo Sforza, e fors'anco gli era insopportabile il duca, non pel male che ne avesse ricevuto, ma pel gran male che sapeva di avergli fatto; il che rende assai più difficile una sincera riconciliazione. Il Sepulveda espone tutti gli argomenti del Leyva per distogliere l'imperatore dalla pace939.
      Mentre questi alti affari si trattavano in Bologna, il celebre Girolamo Morone, essendo passato in Toscana onde unirsi coll'esercito pontificio alla spedizione di Firenze in favore dei Medici, cessò di vivere in San Casciano, il giorno 15 dicembre, in età di anni cinquantanove. Egli fu onorato dal duca Massimiliano del titolo di conte di Lecco. Fu commissario generale dell'esercito cesareo in Italia, creato da Carlo V. Fu ambasciatore a Leone X e a Clemente VII, il quale promosse il di lui figlio Giovanni al vescovado di Modena. Era uomo di molto ingegno, ed elegante scrittore latino.940
      Non ostante la pertinace opposizione del Leyva, dopo lunghe discussioni, fu la pace conchiusa il 23 dicembre del 1529 tra l'imperatore Carlo V, il papa Clemente VII, la repubblica di Venezia, Francesco II Sforza duca di Milano, il duca di Savoia, i marchesi di Monferrato e di Mantova, lasciando pur luogo di entrarvi ad Alfonso duca di Ferrara. Nello stesso giorno, essendosi Francesco II Sforza abbandonato alla clemenza dell'imperatore, ottenne da questi la conferma dell'investitura del ducato di Milano, a patto che gli pagasse entro un anno ducati quattrocentomila, e ne' dieci anni consecutivi cinquantamila ogni anno941, restando in mano di Cesare Como ed il castel di Milano, i quali si obbligò a consegnare a Francesco come fussero fatti i pagamenti del primo anno942.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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