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      Questi, attraversando sul Po il Milanese vicino allo sbocco del Ticino nel Po, furono assaliti da due barche cariche di armati e massacrati. Tutti i barcaiuoli vennero posti nelle secrete carceri di Pavia. Langei, che avea resi avvertiti gli ambasciatori delle insidie, e invano cercato di far loro prendere più sicura strada, aveva avuto la precauzione di farsi consegnare le loro carte per non avventurare il segreto dello Stato, le quali carte avrebbe spedite loro, poiché fossero giunti a Venezia. Malgrado la politica del marchese del Vasto, Langei trovò mezzo di formalmente e per processo fare constare la perfida azione eseguita per ordine del marchese, il quale cercava di avere le carte. Ciò attestarono alcuni domestici degli ambasciatori che poterono salvarsi, e particolarmente i navicellai che, per opera del Langei, fuggirono e vennero da lui. Questo fatto diede l'ultimo impulso al re Francesco I per ricominciare le ostilità sospese dalla tregua di dieci anni, la quale avrebbe dovuto durare fino al 1548. Verso questo tempo, determinatosi l'imperatore di portar la guerra in Algeri, divenuto, dopo la conquista di Tunisi, il ricovero de' corsari, calò di nuovo in Italia, e, corteggiato dal marchese del Vasto, da Ercole II duca di Ferrara, da Ottavio Farnese duca di Camerino, dal duca Francesco di Mantova e dal cardinale Ercole, di lui zio, entrò in Milano il 22 agosto 1541, frammezzo ad un grande sfoggio di apparati. Fu attribuito a modestia di lui il costume della sua nazione, essendo stato veduto entrare sotto baldacchino a cavallo, vestito de panno nero, con un cappelletto de feltro in testa977. In questo tempo trovandosi compite e approvate dal senato le Nuove Costituzioni per il dominio milanese, opera incominciata sotto il duca Francesco II, furono presentate all'imperatore, che le sancì con diploma del 27 agosto, e vennero poi pubblicate dal governatore del Vasto il 5 del seguente ottobre.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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